Disagi & Cronaca cittadina

SESSA AURUNCA – Consorzio di Bonifica, catena di solidarietà tra i dipendenti. Forte incalza: che fine hanno fatto le istituzioni?

SESSA AURUNCA (Matilde Crolla) – La lettera di Mariantonietta P., giovane studentessa del ‘Divinae Gratiae’ di Formia, figlia di un dipendente del Consorzio Aurunco di Bonifica, ha sollevato un polverone non indifferente. A mobilitarsi da ieri sono i tanti operai, fissi e stagionali, che hanno attivato una catena di solidarietà interna, un mutuo soccorso nonostante le loro difficoltà economiche, per consentire alla ragazza di poter pagare le rette della scuola e potersi diplomare senza alcun problema come tanti suoi coetanei. La lettera di Mariantonietta, inviata in esclusiva alla redazione di MacroNews, era soprattutto lo sfogo della

ragazza rispetto alla situazione incresciosa che si è venuta a creare da quando suo padre, dipendente del CAB, a causa degli stipendi arretrati, che non riesce a riscuotere, ha serie difficoltà nel pagare la retta alla figlia. Nella lettera non si celava alcuna richiesta di aiuto o di contributo economico, perché la famiglia di Mariantonietta è dignitosa ed onesta e vuole solo ciò che gli spetta: lo stipendio mensile per chi come il capofamiglia lavora tutti i giorni per il CAB. Nonostante ciò comunque i colleghi del padre si sono

mobilitati ed hanno deciso di contribuire al pagamento delle rette arretrate. A questo si è aggiunto l’appello e nello stesso tempo il commento duro di Emilio Forte, sindacalista della Flai-Cgil. “In questo caos generale che sta investendo le vite di noi dipendenti del Consorzio e delle nostre famiglie, mi sono posto il problema di dare una mano al collega che in questo momento ha un bisogno più impellente di tutti gli altri bisogni impellenti che abbiamo tutti. Qualcuno mi ha contattato e mi ha detto: “ma come, lavorate in quell’ente disastroso e pure il lusso di una scuola privata?”.
Ho faticato a non rispondere male– dichiara Forte- ho dovuto ricorrere a pazienza che non ho mai avuto, per non risultare totalmente sgradevole.


Ho cercato di spiegare, all’interlocutore di turno, che la scelta della scuola privata per la propria figlia, è stata fatta da un uomo che da oltre vent’anni lavora al consorzio settando il proprio bilancio familiare su questo impiego. Ammazzandosi di lavoro in campagna nei periodi di disoccupazione o il sabato e la domenica; tutto per cercare di offrire il meglio alla sua famiglia, compatibilmente con le proprie possibilità ma senza togliere niente a nessuno e senza chiedere niente a nessuno.
Le domande, in una comunità civile e ancora capace di elaborare un pensiero critico e disposta ad indignarsi, dovrebbe essere le seguenti: perché un genitore, che lavora, che ama la propria famiglia, e che cerca di ritagliarsi il proprio posto nella comunità in maniera onesta e

discreta, debba essere messo in difficoltà nella sua quotidianità perché vittima di un sistema fallato che non lo garantisce come persona? Perché un gruppo di uomini, di lavoratori, devono pagare per l’incapacità di una classe politica e dirigenziale che è utile solo a sé stessa? Perché tutte le istituzioni con una parte in questa commedia intitolata “Consorzio di bonifica” (prefetture, amministrazioni regionali, sindaci, ecc), fin ora si sono solo preoccupate di inviare: note, ordinanze, diffide, per far sì che il “servizio di pubblica utilità” trovi la sua continuità , costi quel che costi.

Nessuno, dico nessuno ha mai ordinato che quei disgraziati che offrono quel servizio, vengano pagati così come prevede la Costituzione di questo maledetto Paese, per tutti coloro che lavorano.
In un Paese normale, i sindaci, il clero, le associazioni, gli studenti, la popolazione si sarebbero accampati al fianco di questi lavoratori per difendere il loro posto di lavoro e tenere in vita un Ente che ha portato lo sviluppo nell’area aurunca. Invece c’è silenzio, indifferenza, assordanti quanto dolorose- continua Forte-. Ma c’è anche una becera politica che continua a speculare bassamente, offrendo posti di lavoro in cambio di voti in questa miserevole ed offensiva campagna elettorale alla quale ci hanno esposto.

Purtroppo, abbiamo ampiamente compreso, che il problema è solo di chi ce l’ha…è solo nostro e non ci sarà un solo politico, sia esso sindaco, deputato o consigliere regionale, un solo uomo di chiesa, una sola associazione che si indignerà e urlerà questa vergogna che solo noi stiamo vivendo e urlando in maniera composta. 
D’altra parte la vergogna non può essere urlata se non la si possiede. 
“Dove non c’è vergogna manca virtù e onore””.

 

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