SESSA AURUNCA / ROCCA D’EVANDRO – Riordino dei Consorzi di Bonifica, Iardino: i piani di rientro non risolvono la crisi agricola
SESSA AURUNCA / ROCCA D’EVANDRO (Matilde Crolla) – Mercoledì 10 ottobre si terrà in Regione Campania un’audizione presso la Commissione Agricoltura e Ambiente, presieduta da Gennaro Oliviero, nel corso della quale si discuterà del riordino dei Consorzi di Bonifica campani che hanno accumulato in questi anni migliaia di euro di debiti. Non sono mancate, alla luce di un’altra audizione
tenutasi settimana scorsa a Napoli, le prime polemiche da parte degli agricoltori, in particolare di quelli delle Valli del Peccia. Domenico Iardino, presidente dell’Associazione Valli del Peccia che coordina un bel numero di agricoltori tra Rocca d’Evandro, Mignano Montelungo e San Pietro Infine, ha affermato a tal proposito: “Personalmente il documento che discutono alla Regione è un legge vuota serve solo alla politica ed amici degli amici . Non parla di agricoltura né di sviluppo agricolo. Giovedi alla trasmissione ‘Agorà’ si è parlato di agricoltura e c’erano i dirigenti delle maggiori sigle sindacali . In Italia visto che si è fallito
nell’acciaio è rimasto preminente il comparto agricolo e manco a farlo apposta in Campania lo si sta distruggendo perché se non ci danno l’acqua cosa possiamo produrre? II progetto di legge della giunta regionale per la Campania- continua Iardino- sulla riforma degli Enti di Bonifica e irrigazione purtroppo non entra nel merito. Si limita a chiedere ai Consorzi di presentare dei piani di rientro dal debito, che nel frattempo ha raggiunto la cifra di mezzo miliardo di euro, ma non dà indicazioni chiare, per esempio, su
come fondere tra loro i Consorzi. Inoltre, non tiene conto dei piccoli comprensori irrigui montani e di collina che insistono su risorse idriche diverse da quelle principali, gestite in pianura per lo più. Solitamente, tali piccoli comprensori – è il caso di quello sottoposto all’impianto della valle del fiume Peccia – si ritrovano ad essere abbandonati dai Consorzi, che hanno sempre altre priorità da coprire. Per i piccoli impianti irrigui, per altro indipendenti per rete acquedottistica e sorgenti, e non
interconnessi in alcun modo con altre sorgenti idriche, e privi di connesse strutture di bonifica, andrebbe pensata la possibilità di essere gestiti da soggetti diversi da consorzi, quali associazioni di comuni o comunità montane”, conclude Iardino.
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