CAIVANO – Papà disoccupato lancia un appello per salvare la sua bambina affetta da distrofia muscolare: ho bisogno di un lavoro
CAIVANO (Matilde Crolla) – Quella di Abramo Zampella è una di quelle storie che un lettore non vorrebbe mai leggere, eppure è una storia di vita vera, una storia di fronte alla quale non si può restare inermi, né in silenzio. Abbiamo tutti il dovere morale di ascoltare la storia di Abramo. Abramo è un papà di Caivano, in provincia di Napoli, una città dell’hinterland partenopeo ai confini con la provincia di Caserta. Abramo Zampella da quattro anni lotta quotidianamente per avere una vita dignitosa per sé, ma in particolare per la sua bambina. Una bambina bellissima ma disabile. Abramo lancia un appello e nello stesso tempo ha dato il via ad una petizione on line che gli consenta di riprendersi la sua vita e di “uscire di conseguenza da questa ” non vita “- come la definisce proprio lui-. Questo e’ uno dei tanti appelli, ma io non mi arrendo, non posso. E’ l’unica cosa che mi resta sperando sempre che qualcuno possa aiutarmi e che mi offra non soldi, non carita’, ma un lavoro. Vivo in un Italia,
in uno Stato, dove ci si dimentica delle persone in difficoltà, dove chi ha la possibilità scappa e quelli che restano preferiscono togliersi la vita o resistere, io no. Io ho deciso di combattere, anche se per fare questo, ho dovuto dimenticare di avere un privato, lotto ogni giorno, sudo, invio curriculum, cerco di scrivere a chi ritengo ci possa aiutare, cosa posso fare di piu’? – afferma Abramo- . Paradossalmente lavoro piu’ adesso mentalmente per cercare di fare meno errori possibili che in 15 anni nei vari cantieri edili o aziende cui ho lavorato, solo per ritornare quanto prima al nostro anonimato, faccio tutto questo grazie alla forza che mia figlia è riuscita a trasmettermi. E’ stata Serena ad insegnarmi a combattere e a non arrendermi , lei lo fa tutti i giorni e io ci devo provare anch’io , lei è la nostra gioia, la forza che mi fa andare avanti nei momenti in cui sono triste, nei momenti in cui piango, nei momenti in cui ho paura di non farcela, lei è l’unica capace, con la sua costanza e con il suo coraggio di insegnarci, che questo mondo anche se difficile , incerto, anche se e’ cambiato da un giorno all’altro improvvisamente, improvvisamente , perché nulla faceva intendere quello che poi sarebbe accaduto , comunque va vissuto ed è sicuramente meraviglioso”. Abramo Zampella ha 44 anni e da tempo disoccupato. Ha avviato una petizione popolare su internet per raggiungere 5000 firme che gli consentano di presentare la sua richiesta di aiuto all’Unione Industriali di Napoli. Abramo cerca un lavoro stabile per assicurare le cure di mantenimento a sua figlia
Serena che ha 9 anni e lotta contro la Distrofia Muscolare di tipo Becker (DMB), una malattia che fa degenerare le fibre muscolari e limita ogni giorno di più i suoi movimenti. Serena segue ogni giorno terapie riabilitative ed effettua continui esami e controlli che comportano l’assenza da scuola e di conseguenza un apprendimento minore rispetto ai suoi compagni, ma lei lotta per dimostrare di essere la migliore. “Insieme a mia moglie Anna– spiega Abramo- abbiamo sempre girato per tutto lo stivale alla ricerca di ospedali all’avanguardia, cure sperimentali e non ci saremmo fermati, ma poi tutto e’ crollato alla fine del 2013, quando improvvisamente ho perso il lavoro, improvvisamente perche’ nulla faceva pensare che potesse accadere, ma e’ accaduto, e col passare del tempo mi sono accorto che oggi a soli 44 anni sono troppo giovane per andare in pensione, ma ormai troppo vecchio per il mondo del lavoro. Sono diventato un dimenticato, mi sento perché lo siamo, invisibili per politica, Stato, Chiesa, istituzioni, concittadini, famiglia. Insomma qui forse perché è un paese piccolo, preferiscono girarsi dall’altre parte, preferiscono pensare che il problema e’ di chi c’e’ l’ha, insomma non ho speranze , anche se ci sono realta’ imprenditoriali sul territorio abbastanza importanti e vicinissime. Basti pensare
alla zona ASI. Ma evidentemente e’ un problema di mentalita’ , invece che allungare una mano per aiutarci, preferiscono essere indifferenti , anche se alla fine basterebbe poco. Se qualcuno volesse aiutarci, non vogliamo soldi o pietà , ma un lavoro , un lavoro che mi permetta di aiutare Serena perché di questo si parla non di altro”. Abramo Zampella dunque chiede a tutti i lettori di MacroNews un aiuto, basta firmare la petizione su change.org, solo per aiutare Serena e raggiungere quelle 5000 firme necessarie a protocollare la sua richiesta di aiuto all’Unione Industriali di Napoli. La sua speranza, e anche la mia, è che qualche lettore possa addirittura offrirgli un posto di lavoro. Basterà contattarlo in privato, andando sul suo profilo Facebook o chiedere alla redazione di MacroNews, che è in contatto con Abramo, come offrirgli un’opportunità.
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