CASERTA – ‘Lo Sport – Veicolo per l’emancipazione femminile’, momento di confronto organizzato dall’Asso Artigiani Imprese Caserta
CASERTA (Matilde Crolla) – ‘Lo Sport – Veicolo per l’emancipazione femminile’, un interessante momento di confronto si è svolto questa mattina a Caserta presso l’Auditorium della Provincia di Caserta in via Ceccano. Ad organizzarlo il presidente dell’Asso Artigiani Imprese Caserta, Nicola De Lucia. Alla presenza di illustri relatori si è parlato del ruolo della donna nella società e del lento processo di emancipazione che lo sport può accelerare e favorire. “Questa di oggi può essere l’occasione per valorizzare la figura della donna e lavorare
insieme in sinergia affinché possa esserci emancipazione. Occorre fare un passo indietro per farne due in avanti, ma dobbiamo imparare ad uscire dai nostri steccati se vogliamo veramente cambiare qualcosa”, ha esordito De Lucia nel prendere la parola. “L’incontro di oggi non a caso sarà contraddistinto dagli interventi di donne e uomini che operano sul territorio e che rappresentano delle realtà importanti per la nostra società”. Tra gli interventi dei relatori come Fabiana De Marco (Responsabile coordinamento donne chimici Ugl Caserta), Francesca Dattilo (già presidente provinciale di Caserta e della Campania dell’Unione Sportiva delle Acli), Gaetano Christian Lagnese (responsabile Attività Sportiva Csi Caserta), Raffaella Pignetti (presidente Asi Consorzio Area di Sviluppo Industriale Caserta) e Lucia Cerullo (presidente Ass. Rise Up!), particolarmente pregnante è stato quello di Alessandra Vigliotti, membro del direttivo Ass. Rise Up!. “Ho frequentato il Liceo Classico
a Maddaloni e ricordo che nel corso del primo anno di scuole trovai una situazione alquanto anomala. Noi femminucce facevano educazione fisica con una docente donna alla prima ora, mentre i maschi entravano alla seconda ora e la facevano all’ultima ora con un altro docente- ha esordito-. Noi donne avevamo la palestra, la trave ed altri attrezzi. I maschi invece avevano il campo di calcio e il campo di basket. Essendo nata in una famiglia dove a tavola si mangiava insieme al pane anche la libertà di fare ciò che ci piace non mi è stata mai inculcata l’idea che il calcio è da maschiaccio, per cui non riuscivo a comprendere questa differenziazione. Non ho mai pensato che esistesse una differenza. Quando chiesi il perché decisi di iniziare da lì le mie battaglie che mi hanno poi caratterizzata nel corso degli anni. Riuscimmo ad ottenere il primo risultato, ossia
eliminare questa differenziazione, primo passo verso il vero concetto di inclusione. Arriviamo al tema di oggi: che cosa significa emancipazione attraverso lo sport? Gli stereotipi esistono ed esisteranno sempre, nella vita di ogni giorno, nella politica, nel lavoro. L’emancipazione che cos’è? E’ la nostra voglia di non fermarci mai, di non mollare mai di fronte a quel tipo di stereotipo. L’emancipazione è una lotta continua, non solo delle donne. Essa è una battaglia collettiva, perché non è che le donne combattono per emancipare se stesse, le donne lo fanno per emancipare il mondo. Non può esserci emancipazione solo femminile, come non può esserci l’ora di educazione fisica solo femminile. Deve essere un fenomeno che coinvolga la società a trecentosessanta gradi partendo dalla base. La base è la scuola- continua-. Bisogna partire, dunque, dalla cultura. Bisogna
fare squadra in tal senso per raggiungere questo obiettivo. Ben vengano le manifestazioni, i convegni in tal senso. Non solo l’8 marzo ma 360 giorni all’anno, perché essere una squadra non significa solo dare importanza al giorno della gara, ma comporta tutto un allenamento. La nostra quotidianità deve essere quel momento di allenamento”, ha concluso. Anche Anna Ferrari, segretaria Ugl Funzione Pubblica Caserta, ha evidenziato l’importanza di superare certi pregiudizi che, nel mondo dello sport, quasi non esistono più. “Emancipazione questa parola ci fa capire che siamo ancora pellegrini di un percorso che man mano si sta avvicinando alla mèta. Ci sono ancora tanti passi da fare. Basti
pensare al mondo del lavoro: a parità di curriculum, quando occorre fare una scelta spesso ricade sull’uomo. Forse perché la donna deve fare fronte alle difficoltà di un tessuto familiare che non c’è più? Si parla tanto di politica di inclusione, ma chiediamoci quante realtà mettono a disposizione delle donne nel nostro territorio degli asili nido nei luoghi di lavoro. La donna viene messa sempre di fronte ad una scelta. Nel mondo dello sport, invece, questo non accade”. Da arbitro di showdown (ping pong per ipovedenti) la Ferrari racconta che quando i partecipanti al torneo giocano al tennis tavolo lì non c’è l’uomo o la donna, c’è l’atleta e tutte le differenze si superano. Queste differenze dovrebbero essere annullate anche nella realtà di tutti i giorni.