CELLOLE – Giustizia è fatta per l’infermiere dell’ospedale ‘San Rocco’ accusato di stalking da una collega ed assolto: ora è la donna a finire sotto processo
CELLOLE – La vicenda molto incresciosa e grave trae origine da una denuncia – di alcuni anni fa -per stalking ed interferenza illecita nella vita privata altrui sporta da una donna, infermiera presso il San Rocco di Sessa Aurunca, contro suo collega di lavoro. Quest’ultimo, in ragione proprio della denuncia della donna, veniva indagato e processato innanzi al Giudice Monocratico di Santa Maria Capua Vetere, dott.ssa Auriemma. L’uomo, difeso dall’avvocato Lorenzo Montecuollo, riusciva nel processo a suo carico, a dimostrare la sua innocenza- tanto da risultare assolto – e ad inchiodare la presunta vittima di stalking incappata in numerose contraddizioni, falsità e rimozioni. In particolare la donna- sia
in sede di querela che in sede di escussione dibattimentale- dichiarava di non aver mai prestato il proprio consenso a farsi immortalare fotograficamente in pose intime o addirittura di non riconoscersi proprio nelle foto prodotte dalla difesa dell’uomo. Dichiarazione smentita dalle foto stesse e dalle pose assunte della stessa donna ma soprattutto dal video prodotto e – visionato nel processo nel contradditorio delle parti – dalla difesa dell’imputato ove si vede la presunta vittima di stalking mettersi in posa, farsi fotografare con macchina professionale, ridere
e commentare le foto stesse appena fatte. La donna veniva, quindi, sbugiardata in udienza tanto che il Giudice in sentenza evidenziava che “pietra tombale sulla credibilità della donna è rappresentata dai filmati visionati in aula che la riprendono consapevolmente e volontariamente mentre si fa fotografare”. Dopo l’assoluzione l’uomo, per il tramite del suo legale di fiducia, sporgeva presso il commissariato di Polizia di Sessa Aurunca una corposa denuncia- querela per falsa testimonianza e calunnia e cosi si incardinava il procedimento penale
contro la donna, prima indagata e poi imputata avendo il P.M. avanzato per la stessa la richiesta di rinvio. In sede di udienza preliminare, dopo la discussione del P.M., del difensore della parte civile avvocato Lorenzo Montecuollo e dei difensori dell’imputata Torelli Emilia e Razzino Eduardo, il Gup non proscioglieva la signora e quindi decideva per il rinvio a giudizio per il reato di falsa testimonianza. Per la calunnia invece la signora ha beneficiato della prescrizione. Ora la palla passa al giudice monocratico per l’istruttoria dibattimentale e quindi
la decisione. Una vicenda inquietante che pone l’accento anche sul fenomeno allarmante e trascurato delle false accuse in tema di stalking e del pregiudizio coltivato ai danni di uomini. Nel capo di imputazione il P.M. contesta alla donna anche altra falsa circostanza ( denunciata e dichiarata in dibattimento) che la vedeva vittima di un presunto sequestro di 5 ore presso l’ospedale ad opera del collega. Circostanza già smentita nel giudizio presupposto da tutti i colleghi di reparto della signora. Quest’ultima avrebbe dichiarato
che non avrebbe urlato in quell’occasione per sottrarsi al sequestro per non far sapere della relazione ai colleghi quando il Giudice in sentenza definisce sarcasticamente tale rapporto “ il segreto di Pulcinella” visto che tutti in ospedale ne erano a conoscenza! Anche da questo dovrà difendersi la donna in dibattimento.