Cronaca nera

CELLOLE – Undicenne preso a calci e pugni in pieno giorno da bulli coetanei, finisce in ospedale con lesioni in varie parti del corpo

CELLOLE (Matilde Crolla) – Preso a calci e pugni in pieno giorno in piazza Raffaello, dinanzi agli occhi di altri giovani, come la vittima e i suoi aggressori, rimasti immobili ed inermi di fronte alla scena. Bullismo? Violenza gratuita? Scena di ordinaria follia? Non c’è una definizione precisa rispetto a quanto accaduto a Cellole. Ogni parola minimizza un dolore atroce del corpo e dell’anima, perché quanto

accaduto nei giorni scorsi ad un ragazzino di appena undici anni non può lasciarci indifferenti e tutti dovremmo provare lo stesso dolore nel cuore che ha provato la sua povera mamma quando lo ha visto rientrare a casa pieno di sangue e dolorante. Stava giocando tranquillamente con un suo amico nella piazzetta allestita da qualche settimana a parco giochi di fronte al Comune. Ormai da diversi giorni

i bambini si radunano lì. Ci sono quelli più piccoli con le loro mamme e quelli in fase pre adolescenziale già abituati ad uscire da soli. Al ragazzino cade il cellulare. Esce dalla bocca un’imprecazione. Quella brutta parola, legittima alla sua età, è stata forse formulata nel posto sbagliato al momento sbagliato? Uno dei bulli

di turno non ha perso tempo nel trovare il pretesto per aggredirlo. “Che? Dici a me?” questa la domanda retorica. Non è bastato negare. In men che non si dica gli si è avventato addosso ed ha iniziato a colpirlo con calci a pugni. Poi è intervenuto anche un altro. Il ragazzino è stato schiantato contro la panchina in cemento

presente nella piazzetta. L’urto gli ha causato lesioni e postumi di contusione a tre costole. Il suo amichetto, animato di coraggio è intervenuto cercando di ‘liberare’ il suo compagno dalla morsa di violenza. E proprio grazie a lui il ragazzino vittima di violenza è riuscito a divincolarsi, correndo poi verso casa con il suo amico. Il ragazzino ferito è stato trasportato in ospedale dalla mamma che ha sporto denuncia presso la locale caserma dei carabinieri. E’ mai possibile che in una realtà come Cellole accadano ancora queste cose? E’ possibile che il muro

di omertà sia così alto che nessuno sia in grado di scalfirlo? Se c’era qualche adulto perché non è intervenuto nel fermare quella violenza così atroce? Cosa c’è che non va nella società che tra coetanei di appena undici anni accadono queste cose? Quanto accaduto

e raccontato, al di là della notizia di cronaca in sé, dovrebbe smuovere le coscienze e fare in modo che ognuno di noi riconosca in quel bambino aggredito il proprio figlio affinché simili episodi non si verifichino più.

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