MONDRAGONE – Le differenze di genere in Scienza e in Medicina, è partito il ciclo di incontri dell’associazione ‘Eva – è vietato astenersi’

MONDRAGONE – Un viaggio attraverso le sfumature della medicina di genere: è questo il tema scelto dall’Associazione Eva è vietato astenersi per l’evento culturale di quest’anno, un’iniziativa che, restando fedele al suo impegno per la giustizia sociale, ha deciso di esplorare un ambito cruciale e spesso trascurato: la salute attraverso la lente dell’equità di genere.

L’Associazione “Eva è vietato astenersi” apre il dibattito sulla salute secondo l’equità di genere con l’incontro, intitolato “Medicina di genere, che genere di medicina?” e ha inaugurato cosi” un ciclo di eventi promossi dall’Associazione Eva che continueranno ad affrontare il tema della salute con un’ottica inclusiva e consapevole.
La serata inaugurale, tenutasi a Mondragone, presso la sala conferenze “Mario Pacifico”, ha visto l’Avvocato Teresa Pagliaro, presidente dell’Associazione, presentare il programma e i temi dei tre incontri che si terranno

in questo mese. L’avvocato Pagliaro ha presentato la Relatrice D.ssa D’Amico dirigente medico di chirurgia generale con specializzazione in diritto oncologico invasivo presso l’ospedale di Piedimonte, che ha aperto il suo intervento introducendo il Giseg Giovani — gruppo di studio sulla medicina di genere — e tracciando un ponte tra passato e presente.
La Dottoressa ha illustrato le basi della medicina di genere. “Non parliamo di parità — ha sottolineato- ma di equità: non significa trattare tutti allo stesso modo, ma garantire a ciascuno ciò di cui ha bisogno, riconoscendo le differenze biologiche, ormonali e sociali tra uomini e donne che influenzano prevenzione, diagnosi e cura”. Ha poi presentato un personaggio speciale:

“Possiamo considerare Trotula de’ Ruggiero una pioniera della medicina di genere”, ha ricordato la D’Amico. “Medico e docente della Scuola Medica Salernitana nell’XI secolo, Trotula si dedicò in particolare alla salute femminile, sfatando tabù e studiando le patologie ginecologiche non come fatalità legate alla condizione femminile, ma come malattie da comprendere e curare”.
La D’Amico ha poi ricordato il contributo fondamentale della Prof.ssa Giovannella Baggio, considerata la pioniera della medicina di genere in Italia. Fino al 2017, la Baggio è stata titolare della prima cattedra italiana di Medicina di Genere presso l’Università di Padova, lavorando instancabilmente per promuovere un approccio medico che consideri le differenze tra uomini e donne non solo dal punto di vista biologico, ma anche nelle risposte ai farmaci e nell’incidenza delle malattie.

Proprio sul tema della farmacologia di genere, la D’Amico ha evidenziato come uomini e donne reagiscano diversamente ai farmaci a causa di vari fattori: metabolismo, ormoni, composizione corporea. “Per anni — ha spiegato — i farmaci sono stati testati principalmente su uomini, portando a sottovalutare gli effetti collaterali nelle donne o a prescrivere dosaggi non adatti. Oggi sappiamo che un approccio neutro non è più accettabile: servono terapie personalizzate che garantiscano equità e sicurezza per tutti”.
Il dibattito, partecipato e ricco di spunti, ha messo in luce quanto sia urgente integrare l’equità di genere nelle politiche sanitarie. La medicina di genere, come sottolineato, non è “una medicina per le donne”, ma una medicina per tutti, capace di riconoscere le differenze e offrire cure su misura.
