Disagi & Cronaca cittadina

SESSA A. / CELLOLE – Turismo, gli albergatori di Baia Domizia lanciano un sos alle istituzioni locali e nazionali

SESSA AURUNCA / CELLOLE – Gli albergatori di Baia Domizia lanciano un appello alle amministrazioni comunali di Sessa Aurunca e Cellole e scrivono una lettera in cui precisano che senza un aiuto concreto da parte dei sindaci e del Governo ” andremo in default con gravi ripercussioni occupazionali e su tutta l’economia della zona –  è necessario un tavolo di confronto dove poter valutare le possibili proposte e soluzioni per risolvere la grave crisi che sta mettendo in ginocchio tutto il comparto turistico e non solo”. Pubblichiamo di seguito il loro forte

comunicato stampa. “Il futuro del settore alberghiero senza interventi economici immediati e concreti da parte delle amministrazioni comunali e del governo è destinata al collasso con conseguenze disastrose per le imprese, l’economia, le famiglie, le persone. Ci troviamo di fronte alla crisi più grave dal Dopoguerra, con ricavi che fanno e faranno segnare il 100 per cento in meno in marzo, aprile e maggio.

Non vi è certezza in una possibile riapertura forse in luglio o in agosto e comunque sarà molto problematica e difficile da raggiungere senza aiuti e forti misure economiche ed investimenti; comunque anche con aiuti adeguati resta sempre una grande incognita ripartire con nuove regole igienico-sanitarie che sicuramente renderà oltremodo difficile e più problematico gestire le nostre strutture alberghiere che vivono di socialità.

Dovremmo riorganizzarci con nuove regole, come le distanze, l’eliminazione del buffet, per dirne una, e mille altri accorgimenti quasi impossibili da attuare se non con enormi sacrifici economici.

Occorre un fondo strategico e specifico per le imprese del turismo, che in Italia vale 233 milioni l’anno per un Pil nazionale del 13 per cento. Abbiamo 3 milioni e mezzo di dipendenti e mezzo milione di stagionali.

Non bastano le varie forme di Cassa integrazione.

Senza il fondo, senza risorse, senza soldi veri e rapidi, per dirla in breve, tutti costoro sono destinati a restare senza mezzi di sostentamento e sarà una strage economica e sociale!

Il nostro, dunque, è un accorato appello ai sindaci ed amministratori locali per azzerare le imposte locali per tutto il 2020. La situazione è drammatica per il settore alberghiero che ha visto di fatto già sfumare gli introiti per le festività pasquali e vede a forte rischio la imminente stagione estiva  considerando le limitazioni che comunque rimarranno in vigore per evitare il contagio anche nei prossimi mesi.

Le misure devono essere all’altezza del danno subito ricordando che di fatto non viene prodotta spazzatura, non viene occupato suolo pubblico, non vi sono incassi per la tassa di soggiorno per la chiusura forzata.

Il settore alberghiero vuole essere pronto ad ospitare i propri clienti, italiani e stranieri, nella massima sicurezza e rispettando le precauzioni previste, considerando che per tornare alla normalità ci vorrà tempo e che probabilmente si dovrà anche rivedere il concetto di ospitalità per il prossimo futuro.

Purtroppo questo appello è rimasto ancora gravemente inascoltato dalle istituzioni locali e nazionali che finora sembrano orientare le proprie discussioni su ipotesi che non ci aiuteranno affatto ad uscire dalla crisi drammatica che stiamo vivendo in quanto puntano tutte ad evitare e/o eludere le nostre richieste quali appunto l’azzeramento totale per l’anno corrente di tutte le imposte comunali per le strutture alberghiere, senza distinzione di categoria o servizi e quindi l’annullamento di: tassa di occupazione suolo pubblico, cosap, imu, tari e di altre imposizioni fiscali e richieste di agevolazioni, come proposte dalla associazione di categoria – Federalberghi nel  pacchetto di emendamenti al disegno di legge di conversione del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18.

Invece, l’intento di sindaci e governo è solo quello di procedere, semplicemente, con una moratoria fino al 31 luglio. Resterebbe cioè l’obbligo di dover versare le imposte ma il mancato pagamento durante l’emergenza Coronavirus non comporterà il rischio di sanzioni, ma eventualmente di interessi.

Si valuta solo l’idea di selezionare alcune categorie esenti dal pagamento. La decisione, pertanto, sembrerebbe rimessa al potere discrezionale dei sindaci che potrebbero – come ipotizzato – scegliere di considerare esenti da sanzioni i contribuenti che si trovano in difficoltà, mentre potrebbero pretendere il versamento delle imposte da parte di tutte quelle attività che hanno invece continuato a lavorare anche durante il lockdown (ovvero tutte quelle considerate essenziali, come supermercati, edicole etc.).

I comuni avranno 3 miliardi dal Governo per far fronte a questo periodo di crisi (pacchetto “Cura Comuni”) anche se l’ANCI ha calcolato che le perdite saranno intorno ai 5 miliardi.

In una ottimistica visione le attività turistiche lavoreranno solo 2 mesi (luglio e agosto) con una riduzione dell’80% delle presenze.

In tale contesto RIBADIAMO con forza che un aiuto serio ed immediato per evitare l’annunciata catastrofe economica per il nostro settore e per tutto il nostro territorio è quello che i sindaci ed amministratori locali competenti provvedano alla esenzione dal pagamento dell’IMU e dalla TARI per il 2020 per tutte le attività turistiche ed alberghiere o, quantomeno, ridurla drasticamente in funzione proporzionale ai mesi di probabile attività pari a 2/12 facendo pagare solo il 16,6% delle imposte IMU e TARI.

Ciascun Comune interessato con tale proposta non dovrebbe avere problemi di cassa. Infatti anche se decidesse di applicare lo stesso metodo di riduzione alle restanti attività non essenziali ma non stagionali, avendo le stesse già lavorato nei mesi di gennaio e febbraio, e potendo riaprire probabilmente a maggio, la riduzione potrebbe per loro essere molto esigua (tra il 25% ed il 30% di riduzione in proporzione al periodo di apertura per l’anno 2020).

Pertanto la somma delle riduzioni delle imposte IMU e TARI per le attività non essenziali potrebbe essere compensata dai 3/5 miliardi del preannunciato pacchetto “Cura Comuni”, senza ripercussioni economiche sulle casse del Comune.

Questa proposta di riduzione delle imposte potrebbe, inoltre, essere anche finanziata negli anni con l’incremento della tassa di soggiorno con decorrenza immediata. Oggi infatti l’introito della tassa di soggiorno derivante dai gruppi è molto modesto perché se anche le presenze dei gruppi sono altissime (negli alberghi a volte superano le presenze di individuali) l’imposta di 0,30 € è molto bassa soprattutto se confrontata con qualsiasi altra località italiana. Non si condividono le preoccupazioni di coloro che ritengono che l’incremento della tassa di soggiorno possa scoraggiare la domanda turistica su Baia Domizia se in qualsiasi altra parte di Italia la tassa è molto più alta. La proposta degli albergatori è quella di uniformare la tassa di soggiorno ad 1,00 € per qualsiasi tipo di clientela (gruppi ed individuali) e per qualsiasi categoria di alloggio. Si valuta un incremento di introiti del 65% che potrebbe raddoppiare nel caso in cui si adottassero misure atte ad eliminare il mancato incasso per i soggiorni nelle ville e negli appartamenti privati.

Su tali basi e proposte, chiediamo quindi un serio ed immediato confronto con i sindaci costituendo un tavolo sul turismo o programmando assemblee in videoconferenza con tutti gli interessati del settore per meglio discutere , programmare ed attuare le più opportune ed urgenti azioni a tutela non solo della sopravvivenza delle imprese del settore turistico ed alberghiero del litorale Domizio, oggi al collasso, ma anche dell’intera economia della zona”, conclude il comunicato stampa.

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