Disagi & Cronaca cittadina

SESSA AURUNCA – Il Ministero: in arrivo settanta immigrati. Capozio (CAB): intanto noi moriamo di fame

SESSA AURUNCA (Matilde Crolla) – Saranno settanta gli immigrati che giungeranno a Sessa Aurunca per volere del Ministero dell’Interno, a seguito della sottoscrizione del Protocollo d’Intesa tra Prefettura di Napoli, Anci Campania, sindaci di Napoli, Avellino, Benevento, Caserta, Salerno, le direzioni del Parco Archeologico di Pompei e la Reggia di Caserta, per il miglioramento del sistema di accoglienza dei richiedenti la protezione internazionale. Il Ministero, infatti, al fine di razionalizzare il sistema di accoglienza dei migranti ha elaborato, in accordo con l’Anci, un piano di distribuzione sull’intero territorio nazionale dei richiedenti asilo, basato

sui criteri di proporzionalità e sostenibilità, attraverso la definizione di un numero di presenze rapportato alla popolazione residente nei singoli Comuni. Con il decreto legge 20 giugno 2017 numero 91 è stato previsto un sostegno economico dello Stato agli oneri a carico dei Comuni per i servizi e le attività funzionali all’accoglienza e all’integrazione dei migranti, con un contributo di importo superiore per le progettualità aderenti alla rete Sprar e con la possibilità di assunzioni flessibili in deroga al tetto di spesa. Questo sistema potrebbe rappresentare, per il Ministero, un’occasione di sviluppo dei territori, in quanto creerebbe

nuovi posti di lavoro, rivitalizzando al contempo tutti quei centri a lungo interessato da spopolamento, soprattutto nell’entroterra. La sottoscrizione del Protocollo ha generato del malcontento, soprattutto negli ambienti in cui si sta vivendo un dramma occupazionale, come quello Consorzio Aurunco di Bonifica. “Io non sono contro gli immigrati, al contrario sono al fianco della povera gente come me. Ma credo che non sia giusto che debbano arrivare anche dei contributi nei Comuni per chi accoglie e crea occupazione per queste persone e poi per noi lavoratori, per il quarto Natale di seguito senza stipendio, non c’è nulla”, sono le parole intrise di amarezza di Ferdinando Capozio, uno dei rappresentanti più motivati degli operai del CAB. “Sono anni che non arriva un contributo da parte di Sessa. Anche il Comune come la Regione e come tutti gli altri Enti interessati avrebbero potuto aiutarci, almeno

per questo periodo. Perché non è stato fatto? Perché manca la volontà”, conclude Capozio. Non è dello stesso avviso il capogruppo del Partito Democratico, Ciro Marcigliano. “Noi quello che potevamo fare lo abbiamo fatto- ha esordito il consigliere comunale di Sessa Aurunca-. Dispiace pensare che molti di loro stanno vivendo questo dramma, ma purtroppo se si è arrivato a questo è perché ci sono delle responsabilità in una errata gestione ventennale del Consorzio. Io nutro il massimo rispetto e la massima solidarietà per questi lavoratori che hanno fatto il loro lavoro ed hanno il diritto di essere retribuiti. Ma vorrei anche avere delle risposte esaustive su come è potuto accadere che molti di loro sono stati assunti, anche a tempo

indeterminato, in un periodo in cui il Consorzio era fortemente indebitato. E poi non si può pensare che tutte le difficoltà economiche sono dovute al debito di Sessa, soprattutto agli ultimi due anni. Sarebbe ingiusto trovare in questa amministrazione il capro espiatorio”. Sulla questione immigrati Marcigliano aggiunge: “Al momento in Comune non si sono pervenute note sull’arrivo degli immigrati. Se è una decisione del Ministero e della Prefettura non possiamo certamente tirarci indietro. Vedremo come organizzarci”. Ma dalla posizione di Marcigliano prende le distanze Emilio Forte, rappresentante sindacale dei dipendenti del Consorzio di Bonifica Aurunco. “Il problema è che la politica locale non è riuscita a programmare. La mancanza di obiettivi finalizzati a risollevare le sorti di un Ente ha portato a tutto questo. Non ci venissero a dire che hanno

fatto il possibile. Il Consorzio vanta più di 900mila euro dal Comune di Sessa. Se solo avessero pagato la bolletta del 2017 che ammonta a circa 209mila euro o le spese che il giudice delle esecuzioni mobiliari ha condannato a pagare, molto probabilmente per noi sarebbe stato un Natale diverso”.

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